Il sapore della ciliegia

Un uomo ha deciso di darsi la morte e cerca qualcuno che, dietro compenso, gli dia una mano. Due giovani, un soldato curdo e un seminarista afgano, rifiutano la sua proposta. Un anziano contadino di origine turca cerca di dissuaderlo, ma l’accetta. Finale in sospeso, con una sorta di “postscriptum” metacinematografico che, come in altri film di A. Kiarostami, sottolinea la finzione del racconto. Sembra un film monocorde e cupo e forse lo è. Ma che leggerezza, che trasparenza, che intensità. Semplice come il sapore della ciliegia. Per chi sappia ascoltarlo questo film sul suicidio ispira una serenità disperatamente laica. Palma d’oro al Festival di Cannes 1997.

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